venerdì 28 gennaio 2011

Amnesty International chiede al governo egiziano di tenere a freno le forze di sicurezza

Amnesty International ha sollecitato il governo egiziano a tenere a freno le forze di sicurezza onde evitare ulteriori morti di manifestanti nel corso delle proteste che vanno avanti in tutto il paese, con migliaia di persone scese in piazza contro la povertà, la corruzione e la violenza della polizia.

"Le autorità egiziane devono riprendere il controllo delle forze di sicurezza per evitare un bagno di sangue e smetterla di fare affidamento sul trentennale stato d'emergenza per vietare le manifestazioni e procedere a perquisizioni e arresti sommari" - ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Amnesty International sottolinea che i manifestanti hanno il diritto di organizzare e svolgere le proteste senza paura di intimidazioni, violenze e arresti.

La scorsa notte le comunicazioni con gran parte dell'Egitto sono state interrotte, comprese Internet e la telefonia mobile. In precedenza, erano stati bloccati anche i servizi di messaggeria mobile, nonché Twitter e Bambuser. Noti attivisti per i diritti umani si sono visti disattivare le loro schede telefoniche.

"Con questa decisione di impedire le comunicazioni tra gli egiziani, le autorità hanno mostrato fino a che punto sono determinate a impedire il diritto di manifestazione pacifica" - ha proseguito Sahraoui.


Amnesty International ha condannato l'uso sproporzionato della forza e il ricorso immotivato a proiettili di gomma e forza letale nei confronti dei manifestanti, uno dei quali è stato ucciso ieri.

Ahmed Atef, 22 anni, è stato ucciso dalle forze di sicurezza a Sheikh Zuweid, una città del Sinai settentrionale, quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro una folla di oltre 1000 manifestanti. Altre sette persone erano state uccise a Suez.
L'intervento delle forze di sicurezza per stroncare la rivolta popolare in corso in Egitto da martedì 25 gennaio ha così provocato almeno otto morti e un numero maggiore di feriti. Secondo avvocati e attivisti per i diritti umani, i manifestanti arrestati sono almeno 1120. Alcuni di essi hanno riferito ad Amnesty International di essere stati picchiati durante e dopo l'arresto e di essere stati privati di cure mediche. Ieri sono stati arrestati anche otto esponenti del direttivo dei Fratelli musulmani, tra cui Eissam Aryan e Mohamed Mursi, e altri 20 rappresentanti del movimento in varie città del paese.
FINE DEL COMUNICATO                                                                             Roma, 28 gennaio 2011

Nessun commento:

Posta un commento