domenica 5 giugno 2011

Ruanda, rischioso esprimere la propria opinione

Amnesty International ha pubblicato oggi il rapporto "Rischioso esprimere la propria opinione" chiedendo alle autorità del Ruanda di rivedere le leggi sull'"ideologia genocida" e sul "settarismo", la cui formulazione vaga permette di utilizzarle per criminalizzare le critiche nei confronti del governo e il legittimo dissenso di oppositori politici, attivisti per i diritti umani e giornalisti.

Il periodo che ha preceduto le elezioni presidenziale dell'agosto 2010, vinte dal presidente Kagame col 93 per cento dei voti, è stato caratterizzato da un giro di vite sulla libertà di espressione. Due candidati dell'opposizione sono stati arrestati e accusati, tra l'altro, sulla base della legge sull' "ideologia genocida". Anche il direttore di un giornale è stato arrestato in base alla stessa legislazione. Jean-Leonard Rugambage, vicedirettore del quotidiano Umuvugizi, è stato assassinato a giugno nella capitale Kigali e André Kagwa Rwisereka, vicepresidente del Partito verde, è stato ucciso a luglio a Butare, nel sud del paese.

Il 5 febbraio 2011, Agnes Nkusi Uwimana e Saidati Mukakibibi, direttrice e vicedirettrice del tabloid settimanale Umurabyo, sono state condannate a 17 e a 7 anni di carcere per "minaccia alla sicurezza dello stato", "ideologia genocida", "divisionismo" e "diffamazione". Bernard Ntaganda, presidente del partito di opposizione PS-Imberakuni, si è visto infliggere una condanna a 4 anni di carcere per "manifestazione non autorizzata", "divisionismo" e "attentato alla sicurezza dello stato".

Il governo ruandese si è impegnato a fine gennaio di fronte al Consiglio Onu dei diritti umani a rivedere le leggi utilizzate per criminalizzare le critiche, ma i recenti processi nei confronti di giornalisti e oppositori politici dimostrano che chi ha una posizione critica può essere ancora processato e arrestato.

Amnesty International chiede al presidente Kagame di consentire a oppositori politici, giornalisti e difensori dei diritti umani di esprimere le loro opinioni senza timori per la loro incolumità.

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